L'ESSENZA DEL PPP
Se chiedete a chiunque qual è la caratteristica essenziale del partenariato pubblico privato, vi risponderà "il trasferimento al privato del rischio operativo". Correttissimo, risposta da manuale! Ma in concreto che significa?
Significa che il privato, oltre ad avere il rischio di costruzione delle opere, deve assumersi anche:
a) il rischio di disponibilità o di performance, ossia che le sue prestazioni contrattuali siano pienamente rispondenti agli standard di qualità predeterminati; e/o
b) il rischio di domanda, ossia che i suoi servizi siano utilizzati da un minimo e crescente numero di utenti regolari pagatori.
In termini ancora più concreti vuol dire che il privato, per poter recuperare gli investimenti fatti (in quanto ha prefinanziato con capitali propri o finanziamenti i costi di realizzazione dell'opera), deve lavorare molto bene ed offrire un servizio efficiente e regolare, sia per soddisfare le aspettative della PA (evitando così di incorrere in rilevanti penali) sia per acquisire e mantenere un determinato numero di utenti soddisfatti (raggiungendo così il livello di ricavi ipotizzati a priori).
Ebbene, detto ciò, iniziamo con lo sfatare due luoghi comuni in tema di trasferimento del rischio.
Punto primo: l'imprenditore è un imprenditore, non è un benefattore; fa attività di impresa, non fa beneficienza; non è pensabile, quindi, che il partner privato di un PPP "regali" un'opera senza puntare al profitto. Tale aspetto non deve essere demonizzato né spaventare, è giusto che sia così, ma è necessario che sia gestito correttamente.
Il contratto di PPP ha un'impostazione risk and rewards. Che vuol dire? Vedetela un po' come un'espressione tecnica del più popolare "chi non risica non rosica": più alto è il rischio, più alto è il guadagno. Il partner privato in un contratto di PPP si assume una serie di rischi, in ottica imprenditoriale, perché ciò gli porta un guadagno: questo guadagno, nella medesima corretta ottica imprenditoriale, deve essere più alto di quello che conseguirebbe senza assumersi quei rischi (quindi, nel nostro caso, eseguendo lo stesso contratto mediante un più semplice appalto); altrimenti è evidente che "il gioco non vale la candela".
Parleremo un'altra volta del tema degli extraprofitti, noto spauracchio della PA, ma va sempre tenuto presente, nel confezionare un contratto di PPP, che l'entità dei rischi trasferiti deve essere proporzionalmente correlata alla misura dei guadagni attesi. Si tratta di un principio cardine da rispettare, senza il quale il contratto non può funzionare.
Punto secondo: un contratto di PPP non è tanto migliore quanti più rischi sono trasferiti al privato. Il corretto principio di allocazione dei rischi tra pubblico e privato è porre ciascun rischio in capo al soggetto che presenta la maggiore capacità di controllo e gestione dello stesso.
Quindi, allocare sul privato un rischio che naturalmente deve essere posto in capo al soggetto pubblico (come può essere, ad esempio, il rischio amministrativo dei ritardi autorizzativi) non rende il contratto di PPP migliore (perché il privato ha più rischi, quantitativamente parlando), ma lo rende sbagliato! Difatti, lo vedremo magari in una prossima puntata, Eurostat classifica on balance non solo i contratti che trattengono sul soggetto pubblico rischi che devono essere trasferiti al privato, ma anche, al contrario, quei contratti che trasferiscono sul privato rischi che devono rimanere in capo all'amministrazione.
L'allocazione dei rischi è un'attività complessa e delicata, che va effettuata secondo un criterio qualitativo e gestionale, non quantitativo.
Interiorizzare ed applicare questi principi è già un ottimo punto di partenza per gestire un'operazione di PPP in modo corretto ed efficiente.
Ascolto molto volentieri qualsiasi commento, domanda o riflessione che vogliate proporre. Spero vi sia stato utile e vi aspetto alla prossima "pillola"!
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